PARROCCHIA di SANTO SPIRITO

CHIESA e CASA PARROCCHIALE
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CENTRO PARROCHIALE SHALOM
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MESSE

Festive:
Sabato 18.30 S.Spirito
Domenica 9.00 e 11.30 S.Spirito
18.30 Shalom
Feriali:
Tutti i giorni 18.30 Shalom
*Il ven ore 7.15, anche dalla Suore di S.Antonio
Nella chiesa di S.Michele, sab. ore 17 e ore 21 (com.tà neocat. “giovani”)
DOM ore 11.00 a S. Giuliana

INCONTRI AVVENTO GENITORI CATECHESI

1° INCONTRO SULLA PREGHIERA CON I GENITORI DEL CATECHISMO
“VIGILANZA DEL CUORE”
Che cosa è la preghiera? E’ qualcosa che faccio con le labbra? E’ ripetere formule? E’ qualche cosa di interiore? E’ un atteggiamento nei confronti della vita? E’ qualche cosa che nasce dalla religiosità naturale?
Ascoltiamo Santa Teresa: “PER ME LA PREGHIERA E’ UNO SLANCIO DEL CUORE, UN SEMPLICE SGUARDO GETTATO VERSO IL CIELO, UN GRIDO DI GRATITUDINE E DI AMORE NELLA PROVA COME NELLA GIOIA”.
Ma da dove sgorga la preghiera? Dice il Cantico dei Cantici, che è un dialogo di amore tra uno sposo ed una sposa, tra il Signore ed il suo popolo (prefigurazione del dialogo tra Cristo e la Chiesa): “IO DORMO MA IL MIO CUORE VEGLIA” (Ct. 5,2).
Allora la preghiera sgorga dal cuore, non dalla mente, (più di mille volte la scrittura parla di cuore) non inteso semplicemente come sede dei sentimenti ma come il luogo più profondo dell’essere, luogo della verità, luogo conosciuto da Dio (Signore tu mi scruti e mi conosci - Sl.139), luogo della decisione, da lì nasce anche la vigilanza che ci difende dal precipitare nell’abisso.
Che vuol dire dormire ma con il cuore in veglia? Se ami una persona non la dimentichi perché fai altro o se ami un figlio non dimentichi l’amore per lui perché magari stai lavorando.
Spesso crediamo di essere noi che cerchiamo Dio ma la preghiera è sempre una risposta, il primo che cerca la nostra vita, che attende da noi un SI è sempre Dio.
Già nella Genesi ad Adamo che si era smarrito Dio dice: “DOVE SEI?” (Gn.3,9).
Dio attende ma non obbliga infatti dice nel Cantico 2,7: “NON DESTATE L’AMATA FINCHE’ ESSA NON VOGLIA”. Dio rispetta la nostra libertà, la nostra decisione anche se, come un innamorato non desiste, continua a corteggiarci.
Tante volte ci sembra di non sentire Dio vicino, ma siamo certi di chiamarlo?
C’è un midrash (racconto) che parla di un monaco: un giorno mentre stava nella sua cella vide un essere mostruoso che lo voleva prendere per mano e portare con sé. Allora si mise a gridare: “Signore aiutami! Perché mi hai lasciato solo?” Il Signore rispose: “Io ti ho lasciato solo? Io sono sempre stato vicino a te, sei tu che è da tanto tempo che non mi chiami”.
Molta della nostra vita la trascorriamo presi dal risolvere problemi escludendo Dio, mendicando affetto, comprensione, gratificazione, credendo che la vita ce la costruiamo con le nostre mani; su questo c’è una parola molto seria di Gesù che ci parla di un cieco (privo della vista ma vigile con il cuore perché capisce l’importanza di colui che passa) (leggere Mt. 20,29 e ss.).
Quel cieco siamo ognuno di noi. Come passa Gesù? Attraverso la Parola proclamata, attraverso i Sacramenti, attraverso fatti e persone. Il grido è la preghiera e se invochiamo il Signore lui si ferma e ci ridona la vista cioè ci fa guardare la vita con i suoi occhi.
L’Avvento è un tempo favorevole per la preghiera, per l’ascolto, per la vigilanza (Lodi a Shalom tutte le mattine alle 6,30 escluso Sabato e Domenica, adorazione Eucaristica tutti i Giovedì dopo la Santa Messa delle 18.30 a Shalom…). Approfittiamone!
Lasciamoci aiutare dai Salmi:”IO GRIDO, ABBI PIETA’ DI ME, RISPONDIMI, DI TE IL MIO CUORE HA DETTO CERCATE IL MIO VOLTO. IL TUO VOLTO SIGNORE IO CERCO.” Sl.27,8.
Il Signore attraverso la preghiera desidera un incontro serio con noi e ci ripete: “NON VOI AVETE SCELTO ME MA IO HO SCELTO VOI PERCHE’ ANDIATE E PORTATE FRUTTO E TUTTO QUELLO CHE CHIEDERETE AL PADRE EGLI VE LO CONCEDA. QUESTO VI COMANDO: AMATEVI GLI UNI GLI ALTRI” Gv. 15,17.
C’è una stretta relazione tra la vigilanza del cuore, la preghiera e l’amore. Dirà San Paolo: “GUARDATEVI DAL RENDERE MALE AD ALCUNO, CERCATE SEMPRE IL BENE TRA VOI TUTTI, SIATE SEMPRE LIETI, PREGATE INCESSANTEMENTE, IN OGNI COSA RENDETE GRAZIE. QUESTA E’ LA VOLONTA’ DI DIO IN GESU’ CRISTO VERSO DI VOI” 1a Ts. 5,13
Un cuore vigile allora è attento al Dio che passa, distoglie tutta la sua attenzione dal FARE per cercare di ESSERE, perché è dall’essere in Cristo che scaturisce il fare, l’operare e lo spendersi per l’altro fino a perdere la propria vita.
E’ dall’essere una nuova creatura che respira del respiro di Dio che è la preghiera, che può nascere lo stesso grido della lettera agli Ebrei: “LA TUA LEGGE E’ NEL PROFONDO DEL MIO CUORE, ECCO IO VENGO PER FARE LA TUA VOLONTA’” Eb. 10, 5-7
P.S. –Forse adesso è più facile capire il senso dei conventi di clausura, luoghi di preghiera intensa e prolungata, essi sono il respiro della Chiesa, anche se non ci fossero più fedeli che pregano la Chiesa continuerebbe a vivere grazie a questo respiro vicario.
2° INCONTRO SULLA PREGHIERA CON I GENITORI DEL CATECHISMO
“L’ORA DELLA PROVA”
Preghiera iniziale con il Salmo 117
Breve significato dei salmi: *i salmi sono un linguaggio di relazione con il Signore. Non sappiamo pregare, talvolta facciamo delle preghiere centrate solo su noi stessi chiedendo a Dio: soldi, successo, comodità, ecc. *Come una madre insegna il linguaggio al proprio bambino così fa con noi il Signore, attraverso i salmi ci insegna a relazionarci con Lui. * I salmi sono preghiere ispirate da Dio, compiuti tutti in Gesù Cristo e racchiudono la vita di un popolo che ha sofferto tantissimo. * I salmi sono grida (Eb.5,7) (il cieco di Gerico); non a caso i bambini come prima forma di comunicazione hanno il grido e il pianto.
Ricordiamo i 4 punti principali del 1° incontro:
° Santa Teresa: la preghiera come slancio del cuore…un grido di gratitudine e di amore nella prova come nella gioia.
° Le grida del cieco di Gerico e il suo cuore vigile al passaggio di Gesù che può guarirlo
°C’è una relazione tra vigilanza del cuore, la preghiera e l’amore (San Paolo)
°Se siamo creature nuove in virtù del Battesimo respiriamo del respiro di Dio e il ns. grido può essere “Ecco Io vengo per fare la Tua volontà” (Eb. 10,5-7)
“PROVA” nella Scrittura ha il senso di conoscere la ns. realtà più profonda al di là delle apparenze.
Tre possono essere gli agenti che prendono l’iniziativa della prova: 1) DIO che prova l’uomo per conoscere il suo cuore (o meglio per far conoscere a se stesso il suo cuore) Dt.8,2.
2) L’UOMO che cerca di andare oltre per dimostrare che lui è come Dio ma in questo subisce la seduzione del 3) TENTATORE che ha la missione di allontanare l’uomo dall’amore di Dio.
Sempre la PROVA è ordinata alla vita mentre la TENTAZIONE genera in noi la morte ontica.
Dio prova l’uomo come ? Con una situazione difficile, con una malattia, con una sofferenza, con un fallimento, con una sconfitta…
Ma Dio manda il male ? NO, Dio non ama né il male né la morte perché è il Signore della vita, ma permette che in qualche modo il male possa raggiungere la nostra vita, anche causato da altri, perché noi possiamo così conoscere il nostro cuore e tornare a Dio. (1 lettera Gv. 1,2-4 e la Perfetta Letizia di San Francesco).
Ma già dai primordi la Scrittura ci mostra come l’uomo abbia desiderato essere come Dio (Creazione) o come il popolo una volta liberato dal potere del faraone giunto nel deserto (dove Dio lo mette alla prova) vuole essere più intelligente di Dio e si ribella (Massa e Meriba) Dt. 6,14-19.
Una figura importante riguardo alla prova è GIOBBE (Gb. 1 e 2; 42,5) che alla fine del suo percorso di vicissitudini avverse può dire: “PRIMA TI CONOSCEVO PER SENTITO DIRE ORA I MIEI OCCHI TI HANNO VISTO”; ma questa affermazione segue la professione di fede e di abbandono a Dio che gli permette di dire nella sofferenza: “IL SIGNORE HA DATO, IL SIGNORE HA TOLTO, SIA BENEDETTO IL NOME DEL SIGNORE” rimettendo così tutta la sua vita alla volontà di Dio senza pretendere di essere lui Dio di se stesso.
L’uomo tuttavia davanti ad ogni prova resta sempre libero di scegliere Dio o di rifiutarlo ma tra la prova e la scelta si insinua la tentazione che coglie l’occasione della prova per portarci lontano da Dio fino alla morte esistenziale facendoci peccare.
Allora la prova implica una lotta contro la menzogna, contro l’inganno di poter trovare vita là dove c’è solo solitudine e morte (questo è il senso di Adamo ed Eva) alla ricerca della verità (Gv.8,31-33), conoscere la verità cioè Cristo che ci fa liberi.
Gesù con la Sua passione e morte è posto dal TENTATORE nella stessa condizione di Adamo e del popolo. In Lui prova e tentazione coincidono, Egli però assume totalmente in sé la prova, la supera e fa splendere l’amore.
In Cristo condannato appare nella sua totalità la sicurezza filiale e in sé accoglie non solo la Sua sofferenza personale ma anche quella di tutta l’umanità, perché ogni uomo in Lui possa divenire figlio adottivo.
Certo nella prova a volte mancano le parole per pregare ma il Signore guarda il cuore e ci aiuta come abbiamo detto con i salmi per metterci sulle labbra parole che noi non sapremmo neanche dire.
La preghiera più intensa e profonda nell’ora della prova è certamente quella di Gesù stesso, chiamata preghiera sacerdotale espressa in Gv. 17, 1-3;6-11.
C’è una strada per uscire dalla prova non annientati e questa è la PREGHIERA FILIALE che non pretende ma si affida alla volontà del Padre; a volte può essere anche lotta contro noi stessi ma che ci aiuta a credere che siamo uomini per il cielo chiamati a fare ogni giorno l’esperienza che in Gesù la morte ed il peccato sono vinti.
La preghiera inoltre ci aiuta ad offrire la nostra singola sofferenza per qualcosa o qualcuno completando quello che manca alla sofferenza di Cristo.

3° INCONTRO SULLA PREGHIERA CON I GENITORI DEL CATECHISMO
“PREGHIAMO CON I FIGLI

Preghiera iniziale con Col. 3,12-15
Perché insegnare a pregare ai nostri figli ?
Non possono un giorno imparare da soli ?
Il problema che dobbiamo porci e’ un altro: sentiamo in famiglia la presenza di Dio ? Abbiamo una fede tale che ci aiuta a sentire in noi il respiro di Dio ?
La preghiera è l’intimità con Dio, creatore e Padre, con colui che guida la nostra vita; un bambino respira questa intimità come respira l’amore, solo successivamente apprenderà la preghiera come conoscenza.
Se crediamo, con la misura della fede che il Signore ci dona e che la Chiesa costantemente ci invita a coltivare perchè si fortifichi sempre più, (vedi Catechesi tradendae art. 43 …il problema centrale è la catechesi degli adulti… che deve essere permanente e sarebbe vana se si arrestasse alle soglie dell’età matura) è nostro dovere, trasmettere la fede ai nostri figli come la cosa più preziosa, come il tesoro cui non si può fare a meno.
Leggiamo Dt.6,4-7
“Ascolta Israele: il Signore è il nostro Dio, il Signore è uno solo. Tu amerai il Signore tuo Dio con tutto il cuore, con tutta l’anima e con tutte le forze. Questi precetti che oggi ti do, ti stiano fissi nel cuore; li ripeterai ai tuoi figli, ne parlerai quando sarai seduto in casa tua, quando camminerai per via, quando ti coricherai e quando ti alzerai”
I piccoli di oggi saranno i giovani di domani e si troveranno ad affrontare un mondo con insidie ed inganni che derivano dalla indifferenza, dalla violenza, dal denaro, dal non senso, dall’incertezza, dalla paura, dal relativismo sempre più manifesto.
Tutte le trasgressioni stanno diventando normalità !
Come far conoscere loro Gesù, Dio fatto uomo, salvezza della vita e speranza per l’umanità ?
Chi porterà per primo a loro questo annuncio ? (vedi Catechesi tradendae art. 36)
“Un momento spesso decisivo è quello in cui il bambino riceve dai genitori e dall’ambiente familiare i primi elementi della catechesi, che forse non saranno altro che una semplice rivelazione del Padre celeste, buono e provvidente, verso il quale egli impara a volgere il proprio cuore. Brevissime preghiere, che il bambino imparerà a balbettare, saranno l’inizio di un dialogo amorevole con questo Dio nascosto, del quale comincerà ad ascoltare in seguito la Parola.”
E’ necessario fare anche azioni concrete, simbologie, racconti che incidono notevolmente nel bambino a causa della sua psicologia.
Facciamo alcuni esempi:
E’ importante riprendere (per chi non lo fa) l’abitudine alla Preghiera della sera insieme ai figli suggerendo loro e aiutandoli a fare prima, spontaneamente, una breve e semplice preghiera che abbia attinenza con i fatti vissuti nella giornata (facendola possibilmente anche gli adulti), per creare un collegamento tra la storia e la volontà di Dio, e chiudere con una preghiera tradizionale (P.N.-Ave Maria- Angelo di Dio).
Preghiera prima dei pasti:
ogni volta che ci sediamo a tavola ringraziamo Dio per ciò che ci dona, pensiamo a chi non ne ha ma soprattutto chiediamo che “nostro cibo sia fare la volontà di Dio” (Gv. 4,34).
Facciamo qualche cosa di speciale che sottolinei i Tempi forti (es. il Natale), una poesia che parli di Gesù, una piccola recita dialogata con fratelli o adulti (vedi esempio allegato), la proclamazione di qualche breve passo della Scrittura che riguarda la nascita di Gesù.
Fare il Presepe (insieme ai bambini) cioè avere Betlemme in casa e per i bambini, come dice Enzo Bianchi, è il modo più semplice per lasciare nascere Gesù dentro di se, per rivivere con amore l’evento di Betlemme (consigliamo di leggere l’articolo di Enzo Bianchi –Avvenire 9/12/07).
Vivere i Re Magi: Quest’anno a Perugia il 5 gennaio alle ore 15.30 in Piazza Italia fino in Cattedrale sfilata di figuranti (personaggi in costume, cammelli,ecc.). Andiamo insieme ai Re Magi e ai pastori ad adorare il Signore che è nato.
Sottolineare la Pasqua la fonte a cui attingono tutte le Eucaristie (ma di questo ne parleremo più avanti).
Altre esperienze di genitori: Andare a visitare i presepi viventi e non.
Giancarlo e Luisa